Un giallo straordinario, dove il colpevole non sa di esserlo. Un’indagine senza precedenti, in cui assassino e detective sono la stessa persona. Reo dei più turpi delitti, eppure innocente, Edipo è vittima e artefice del Fato che lo travolge, in una trama micidiale che solo gli Dei potevano concepire.

Il capolavoro di Sofocle torna in una traduzione che viene da lontano, potenziato da una colonna sonora dei nostri giorni.

Edizione full-cast diretta da Gabriele Marchesini.

Vien da pensare se l’Edipo re sia la prima storia “gialla” della civiltà occidentale. Perché davvero in essa sono presenti molti elementi che poi ritroveremo in tante narrazioni di crimini: un delitto misterioso, la sua ricostruzione, la ricerca del colpevole, la sua punizione.

Certo, quello di Edipo è un crimine generato non da una volontà maligna ma dall’ineluttabilità del fato: sulla sua vicenda la forza della predestinazione trionfa sulla volontà fragile e contingente dell’uomo. Ma c’è anche, seppure riverberato in chiave mitica, un tratto essenziale che ne fa un’opera fuori dalla contingenza dei tempi e insieme anticipatrice: la prima cosciente affermazione della dimensione sociale del delitto. La scoperta drammatica di come esso costituisca un vulnus verso l’intera collettività, non soltanto verso le vittime: colui che è governato dal male scatena la peste dentro le mura della città.

L’esperimento portato avanti dalla compagnia di RavennaPoesia arricchisce ora ulteriormente questo testo già ricchissimo, piegandolo verso l’esito di un grande oratorio profano. Una formula, quella di accompagnare la parola poetica con il suono, che proprio nel secolo appena trascorso ha conosciuto un forte sviluppo, fino alle forme più leggere del music-hall. Ma che qui recupera le sue antichissime origini: quando appunto le forme della tragedia sorsero dallo spirito della musica, secondo la celebre formula di Nietzsche.

Versione dunque antica e insieme sperimentale, dove Gabriele Marchesini dirige un’ottima compagnia di interpreti che scolpiscono i personaggi dando loro un rilievo non diverso da quello di una reale performance teatrale. E che si affida per la parte musicale all’opera di Giancarlo Di Maria, compositore in grado di coniugare raffinate movenze neoclassiche con l’uso delle più attuali tecnologie nel campo della musica. Tanto da riempire con intelligenza il “bianco” della pagina, tratta dalla versione neoclassica di Felice Bellotti, senza mai sovrapporsi ma anzi quasi accarezzando il testo.

Il risultato è un affascinante fondo sonoro senza tempo, che accompagna ed esalta la “fonè” della parola determinando una sintesi perfetta. Qualcosa che è molto più di un semplice audiolibro. Un’altra cosa, qualcosa che non si dimentica.

01 TEBE

Ai tebani che sono convenuti presso il palazzo a implorare soccorso, per bocca di un Sacerdote, contro la pestilenza che sta flagellando la città, Edipo promette aiuto, e intanto accoglie il cognato Creonte di ritorno dall’oracolo a cui lo aveva inviato. Creonte riferisce che la causa di tutti i mali è l’assassinio impunito del precedente re, Laio.

02 ORACOLO IMMORTALE

Il Coro racconta con particolari quale sia la terribile situazione di Tebe e invoca gli dei affinché pongano fine alla sventura.

03 LA PROFEZIA

Davanti al popolo riunito, Edipo proclama che l’uccisore di Laio, o chi lo protegga, sarà bandito. Su consiglio di Creonte, ha intanto fatto chiamare il veggente Tiresia, il quale però rifiuta di esprimersi. Messo alle strette, lascia Edipo con allusioni inquietanti e l’accusa di essere lui l’omicida, mentre Edipo sospetta che il tutto sia una trama ordita da Creonte.

04 TURBAMENTO E DUBBIO

Il Coro si figura l’assassino alla macchia, e mostra turbamento per le parole di Tiresia; tuttavia non accetta che Edipo venga incolpato.

05 L’ACCUSA

Creonte incredulo ha appreso che il re lo accusa di tramare contro di lui. Edipo ribadisce l’accusa e il confronto si fa violento. Creonte si difende negando di mirare al trono, ma l’altro chiede la sua morte. A questo punto sopraggiunge la regina, Giocasta.

06 IL SOSPETTO

Giocasta rassicura Edipo. Ma nelle sue parole Edipo coglie un particolare che gli fa temere di essere l’inconsapevole uccisore di Laio. Racconta alla moglie della sua vita a Corinto e dei presagi degli oracoli (uccidere il padre e generare figli dalla madre), motivo per il quale era fuggito. Lungo la via aveva fatto strage di un gruppo che forse includeva Laio. Uno in realtà è scampato, e potrà testimoniare.

07 PIETÀ ED EMPIETÀ

Il Coro è nuovamente turbato, questa volta dalla scarsa fede nei messaggi degli dei, e mette in guardia contro le pericolose conseguenze della superbia.

08 RIVELAZIONI

Un messo da Corinto porta a Giocasta, venuta con le ancelle al tempio di Apollo, la notizia che Polibo, padre di Edipo, è morto. Edipo è rassicurato almeno su un punto: non ha ucciso suo padre. Il Corinzio gli rivela però che i suoi supposti genitori lo avevano in realtà adottato; lui stesso aveva consegnato loro il bambino avuto da un Pastore al servizio di Laio. Edipo convoca quest’ultimo, che si scopre essere il testimone della strage.

09 VERTIGINE

Arriva il Pastore, che però è molto reticente. Minacciato da Edipo di tortura, infine rivela di avere effettivamente consegnato al Corinzio un bambino, figlio di Laio, che lui non aveva osato sopprimere benché questo fosse stato l’ordine: l’oracolo aveva infatti predetto che un giorno quel figlio avrebbe ucciso il padre. Ormai tutto è chiaro.

10 AVVERSO FATO

Il Coro è partecipe della sciagura che ha colpito il re, fino a poco prima amato e rispettato, e considera quanto sia effimera e ingannevole la felicità dell’uomo.

11 NEMESI

Un Nunzio dal palazzo comunica agli astanti le ultime, atroci notizie: Giocasta si è impiccata e Edipo, in preda a furia, si è accecato.

12 NELLE TENEBRE

Edipo, cieco, rivendica con il Coro il suo gesto, in quanto al mondo non è rimasto nulla che lui possa voler vedere, e chiede di essere nascosto alla vista degli uomini.

13 GLI ADDII

Giunge Creonte, al quale Edipo fa richiesta di essere esiliato in luogo deserto. Gli affida inoltre le figlie predilette, destinate a misera vita, e chiede di poterle incontrare un’ultima volta. Ma Creonte gliele ha già portate, così che Edipo possa dire loro addio. Il Coro chiude sull’avventatezza del dirsi felici, ove non sia stato percorso l’intero cammino della vita.